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31 Ottobre 2018

Di cosa facevo quando (ancora) non facevo la wedding planner

Tra qualche giorno spegnerò 32 candeline (il 4 novembre), e ho pensato di approfittare di questo momento per iniziare a raccontarvi di più di me. Inauguro così la rubrica "cose che non sai di me" (forse), perché la fiducia in un percorso di collaborazione è fondamentale, ed è più facile fidarsi di una persona di cui sai già qualcosa. Come se ti invitassi a bere un caffè al bar, ma se tu conosci già qualcosa di me sarà più facile rompere il ghiaccio. E quindi, eccomi qui.

Ho studiato Scienze della Comunicazione, prima ancora Ragioneria perché mi ero lasciata convincere fosse la scelta giusta (!). L'Università, dicevamo: all'epoca veniva chiamata Scienze delle Merendine o della Disoccupazione. Ho fatto solo la Triennale perché sono entrata subito a lavorare in un'agenzia di comunicazione. Prima come stagista, poi come addetta della comunicazione on-line, infine come capoarea. All'epoca non pensavo di lavorare come freelance ma era un ambiente molto dinamico, colleghi che facevano secondi lavori, nuove persone da formare e altre che cambiavano lavoro. Questa cosa all'epoca (ero giovane) non la capivo del tutto, ma guardandola con occhi diversi sono sicura abbia lasciato un'impronta dentro di me.

Un giorno, poi, è successo anche a me: avrei dovuto trasferirmi a Torino, in una grande agenzia di comunicazione. E invece no: una serie di disgrazie familiari hanno permesso che questa non fosse la mia strada. Sono stata a lungo arrabbiata per questa occasione mancata, oggi ne sono infinitamente grata.

Da questa storia ho imparato la resilienza e la testardaggine, ed è stato così che ho cambiato agenzia, a più di 60 km. da Mestre, ed è dove ho imparato a fare strategia, comunicazione, accounting, jolly, gestione di concorsi a premi. Organizzazione di eventi.

Anche qui, apprendista, addetta, responsabile di area. Ho fatto colloqui, scelto stagiste, formato colleghe (alcune sono diventate amiche, altre non le ho più riviste dopo), ho imparato anche io a gestire altre collaborazioni. Ad aprirmi gli occhi, tenere le antenne alzate.

Ed è così, credo, che si sia rotto qualcosa dentro di me, o meglio, è cambiato. Sono cambiata io. Ho scelto di lavorare più a contatto con le persone, le loro emozioni, le loro relazioni, e così ho iniziato a costruirmi una nuova vita. E a fare del mio sogno, della mia passione, il mio lavoro.

Quindi: sì, social, blog, newsletter, gestisco tutto da sola perché era quello che facevo nella mia vita precedente. E che amo fare ancora. 

E la prossima volta? La prossima volta ti racconto della mia altra seconda vita, di quando facevo la scrittrice, e di come questo abbia influenzato il mio lavoro di wedding planner.

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Elisabetta Bilei

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