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28 Novembre 2018

Ho imparato a fare la wedding planner (anche) facendo la scrittrice

Ogni tanto mi dicono: con il tuo lavoro potresti scrivere un libro. Io sorrido di solito perché, sebbene non abbia ancora scritto un libro sull'argomento, un passato da scrittrice l'ho avuto anch'io.

E tu dirai: e adesso cosa c'entra? C'entra tantissimo, anzi per me parte tutto da qui. Se dovessi dire come sono arrivata a fare la wedding planner, direi proprio dal fare la scrittrice (prima ancora di lavorare in comunicazione).

Ho iniziato a scrivere che ancora ero adolescente, ho vinto diversi concorsi letterari e pubblicato due libri. E questo cosa mi ha insegnato nel fare la wedding planner? Ci sono tre passaggi fondamentali, te li racconto ora!

La fantasia è sfidare se stessi prima di tutto

Ogni volta che scrivevo un nuovo racconto, un romanzo, che cercavo una nuova scintilla da cui partire, era una sfida prima di tutto con me stessa. Che vuol dire tante cose: non farmi influenzare da tutto quello che sapevo, che amavo come lettrice e da cui sarebbe stato troppo facile prendere spunto. E poi andare oltre la mia comfort zone, oltre a quello che mi sembrava così facile da diventare banale. Scrivere per me era (ed è ancora) catartico e necessario per andare oltre gli schemi abitudinari.

Cosa ho imparato da questa esperienza per diventare una wedding planner? Ad andare nella stessa location cambiando modo di vederla, a spingermi oltre i trend, reinterpretare un mood, portare qualcosa di diverso dove prima non c'era.

Ci vuole un piano!

L'ispirazione è il motore, il fuoco, la miccia: senza l'ispirazione qualsiasi cosa mi sforzassi di scrivere era noiosa. Eppure, l'ispirazione non bastava. L'ispirazione era perfetta per un racconto di due cartelle, ma niente di più. Perché un romanzo, ad esempio, ha bisogno di una pianificazione. Io ho sempre scritto portata dalla corrente, e invece non va bene: mi sono accorta che per far filare tutto e farlo funzionare bene bisogna già sapere dove si fa a finire. Ricordo un editore che mi disse: mi piace l'idea, il titolo e le prime 10 pagine. Il resto è tutto da riscrivere. Ed è vero: le prime 10 pagine le avevo scritte sull'onda dell'ispirazione, l'emozione del momento, dopo però mi ero persa e non sapevo più dove sarei andata.

Cosa ho imparato da questa esperienza per diventare una wedding planner? I clienti li accompagno per tre, sei, nove mesi, o per un anno e anche più, e vedere lontano, avere prospettiva, mettere in fila gli eventi, gli appuntamenti, le situazioni, per portare a casa il risultato che hai già intuito dall'inizio, è fondamentale per governare la barca e non perdere la rotta.

La promozione si fa sul campo

Prima che arrivasse l'editoria on demand e i social network, ho avuto la fortuna di lavorare con piccoli editori indipendenti. Vuol dire che mi smazzavo io tutta la promozione. Dalle librerie locali alla Fiera del Libro di Torino, organizzavo le presentazioni, la promozione per far venire la gente, cercavo i relatori, impostavo i reading con i musicisti, i gadget e gli aperitivi. A volte portavo io i libri alla libreria!

Era facile? Per niente. È andata sempre bene? Assolutamente no. Ma lo rifarei altre mille volte. Ho incontrato tante persone, combattuto la mia timidezza (l'avreste mai detto?), ho imparato a farmi il mazzo per una cosa che am(av)o tantissimo.

Cosa ho imparato da questa esperienza per diventare una wedding planner? È stato così che ho imparato a realizzare gli eventi, anche se in quel caso erano aperitivi letterari, ma la formazione sul timing, le scalette, le conferme di location e co-protagonisti viene tutta da lì.

E ora ti invito a chiederti: come il lavoro, la mia passione, lo sport che facevo sin da piccola ha influenzato il mio sogno di diventare wedding planner e cosa mi ha insegnato?

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Elisabetta Bilei

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