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4 Marzo 2020

SOS: Wedding planner e gestione delle emergenze

In questi giorni, lo sappiamo bene, non sentiamo parlare d'altro che di emergenza. Il Coronavirus, innanzitutto, ma anche i problemi economici correlati, la difficoltà di viaggiare e quindi di accogliere sposi che vengono dall'estero.

Confidiamo tutti che la situazione possa migliorare e che un giorno non troppo lontano anche questa storia sia un lontano ricordo: il punto è come ci arriveremo a quel giorno. Avremo imparato qualcosa di utile, per noi e per il nostro lavoro? Io spero proprio di sì.

L'emergenza c'è e non possiamo fare finta che non ci sia, ma questo non vuol dire che dobbiamo subirla e basta, né che è nostro compito risolverla. E questo ha strettamente a che fare con il lavoro della wedding planner. L'emergenza, che sia il Coronavirus, la suocera invadente, la nonna che si sente male alla vestizione della sposa e il bambino che vomita all'ingresso della cerimonia, può non dipendere dai nostri comportamenti o dalla nostra professionalità.

Possiamo però tirare fuori il meglio della nostra capacità lavorativa gestendo al meglio questi momenti delicati: il Coronavirus non dipende da noi, se gli sposi non sono in zona rossa e in zona gialla al momento possono decidere di mantenere intatto il loro matrimonio, renderlo più intimo, posticiparlo (ma a quando?). Possiamo dare il nostro punto di vista, sostegno umano, empatia, ed evocare loro scenari che possono essere utili a prendere una decisione in ognuno di questi casi.

Se succede qualcosa prima dell'evento o durante l'evento, l'importante è fare fronte con sangue freddo, senza trasmettere agli sposi l'ansia del momento, capire con il team se possiamo trovare una soluzione rapida ed efficace. Se si tratta però di decisioni strutturali che vanno a variare la dinamica dell'evento, è bene coinvolgerli, mantenendo la calma e scegliendo con cura le parole da usare: ho una questione da porvi anziché c'è un problema di cui dobbiamo parlare, oppure ad esempio io farei questo, siete d'accordo? (quindi, con aspetto propositivo, con un consiglio, senza mai parlare di "soluzione" perché il termine richiama sempre alla mente l'esistenza a un problema) rispetto a cosa volete fare? (domanda aperta, senza proporre una strategia da attuare).

Quindi, sangue freddo, numeri di telefono sempre a disposizione e se volete esercitarvi, preparatevi a studiare degli scenari difficili e chiedetevi come affrontarli e comunicarli con efficacia! Se rischiate di farvi prendere dall'ansia, lavorate sulla vostra consapevolezza e cercate di avere partner di lavoro adatti, oppure fatevi affiancare da un'assistente che sia una persona capace di farvi vedere le cose da un altro punto di vista.

E voi, avete altri consigli per gestire le emergenze?

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Elisabetta Bilei

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